Davide Maci
Davide Maci, classe 1980, è lo Chef di Laboratorio l’Emporio. “Serissimo e appassionato […] Maci non ha paura, spazia dall’Italia al mondo”, così lo descrive il Gambero Rosso.

DAVIDE MACI
La dimensione internazionale di Maci si declina in ogni piatto ed è il frutto del suo percorso. “Fondamentale, per la mia formazione, sono stati quattro grandi chef. A Campione d’Italia, da Bernard Fournier del Ristorante ‘da Candida’, ho vissuto per la prima volta le vere dinamiche della ristorazione di alto livello che coniuga una cucina dai gesti semplici, sensibili, mai pretenziosi.
A Roma all’Hotel Eden e al Palace Hotel di Sankt Moritz sono entrato a far parte della brigata dello chef Enrico Derflingher.
Questa esperienza mi ha segnato in due modi. Il primo, che condivido con Derflingher, è l’abbandono in cucina di soluzioni appariscenti, distraenti e barocche che non aggiungono nulla al piatto. Inoltre, Roma e Sankt Moritz mi hanno fatto amare il viaggio: Singapore, Chicago. E poi Versailles, il ‘Trianon Palace’, il lavoro con Gordon Ramsay: la sua precisione maniacale, il lavoro duro fino all’essenza della materia. Ma soprattutto Londra. Da Pierre Gagnaire, allo ‘Sketch Restaurant’, ho definito gli influssi, la filosofia e l’organizzazione della mia cucina.
Qui, nella mia testa, è avvenuta la contaminazione tra Londra e i piatti che ho portato con me a Como, al The Market Place, un luogo dai profumi, sapori e atmosfere internazionali”


Davide Maci
Davide Maci, classe 1980, è lo Chef di Laboratorio l’Emporio. “Serissimo e appassionato […] Maci non ha paura, spazia dall’Italia al mondo”, così lo descrive il Gambero Rosso.
DAVIDE MACI
La dimensione internazionale di Maci si declina in ogni piatto ed è il frutto del suo percorso. “Fondamentale, per la mia formazione, sono stati quattro grandi chef. A Campione d’Italia, da Bernard Fournier del Ristorante ‘da Candida’, ho vissuto per la prima volta le vere dinamiche della ristorazione di alto livello che coniuga una cucina dai gesti semplici, sensibili, mai pretenziosi.
A Roma all’Hotel Eden e al Palace Hotel di Sankt Moritz sono entrato a far parte della brigata dello chef Enrico Derflingher.
Questa esperienza mi ha segnato in due modi. Il primo, che condivido con Derflingher, è l’abbandono in cucina di soluzioni appariscenti, distraenti e barocche che non aggiungono nulla al piatto. Inoltre, Roma e Sankt Moritz mi hanno fatto amare il viaggio: Singapore, Chicago. E poi Versailles, il ‘Trianon Palace’, il lavoro con Gordon Ramsay: la sua precisione maniacale, il lavoro duro fino all’essenza della materia. Ma soprattutto Londra. Da Pierre Gagnaire, allo ‘Sketch Restaurant’, ho definito gli influssi, la filosofia e l’organizzazione della mia cucina.
Qui, nella mia testa, è avvenuta la contaminazione tra Londra e i piatti che ho portato con me a Como, al The Market Place, un luogo dai profumi, sapori e atmosfere internazionali”








